Si misero in cammino alle prime luci dell'alba: è inevitabile se si dorme all'aperto.
Dalla pianura ancora imbevuta d'ombre emanava un senso di quiete che conciliava col mondo. Ciro respirò a pieni polmoni, camminando spedito: un ragazzino di nove anni, con lo stomaco vuoto e il cuore leggero.
Pepè trotterellava nei paraggi, inseguendo rotte più fantasiose e casuali; ogni tanto si ricongiungeva all'amico e facevano un tratto di cammino affiancati, ma bastava poco, un frullo d'ali, un fruscio nell'erba, perché Pepè si lanciasse come un razzo dietro a quegli entusiasmanti avvenimenti; allora Ciro rideva, con una risata squillante.
-mi sembri una trombetta!- diceva Pepè.
Dove stavano andando?
A dire la verità non lo sapevano, Pepè ebbe l'impressione che Ciro stesse scappando, da chi o da cosa non avrebbe saputo dirlo, però aveva notato che quando attraversavano un centro abitato l'umore del ragazzo cambiava: diventava più silenzioso, apparentemente più distratto, ma probabilmente più vigile e concentrato. Era come se un velo di polvere si fosse depositato sulla superficie di un'acqua limpida. Qualcosa di elettrico si trasmetteva allora dal bambino al cane, Pepè sentiva con un brivido i corti peli della schiena che si drizzavano e cominciava a fiutare con più attenzione...
...Peligro!...
martedì 25 agosto 2009
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